Ugo Colombio, Dialogo immaginario tra il CI (cittadino indignato) e EP (economista pragmatico) su reddito di cittadinanza e universal basic income

Ugo Colombio, Dialogo immaginario tra il CI (cittadino indignato) e EP (economista pragmatico) su reddito di cittadinanza e universal basic income

Dialogo immaginario tra il Cittadino Indignato (CI, una moltitudine) e l’Economista pragmatico (EP, io e forse qualcun altro).
CI: Hai visto che vergogna? Le truffe con il RdC!
EP: Vero, non è bello. Era prevedibile, il RdC è progettato male. D’altra parte ci sono truffe su tante cose. Spesso si può trovare qualche soluzione pragmatica. Sul RdC no. Si fanno solo tante chiacchiere.
CI: Ci vogliono controlli più efficaci, selezioni più rigorose, farli lavorare, punizioni esemplari!
EP: Qualcosa del genere si può anche fare, e probabilmente si farà, ma credo serva a poco.
CI: E allora cosa proponi?
EP: Un reddito di base universale e incondizionato. Gli anglosassoni lo chiamano UBI. L’ammontare dipende dalle preferenze sociali e dalle possibilità finanziarie.
CI: Maddai!! E i vantaggi quali sarebbero?!
EP: Ci sono tanti possibili vantaggi, e anche difetti, a seconda della collocazione politica. Qui voglio fare un discorso strettamente economico. Il vantaggio immediato è che non c’è bisogno di alcun controllo sull’ammissibilità. Basta l’anagrafe. Tutti sono ammissibili. Tutta la burocrazia addetta al controllo di ammissibilità può essere eliminata o adibita a servizi più utili.
CI: Ma se dai a tutti la stessa cosa premi i ricchi. Bisogna dare solo a chi ha bisogno!
EP: Attenzione: se dai qualcosa solo ai bisognosi, introduci un incentivo a restare bisognosi. È quello che si chiama trappola della povertà. Ma è un po’ più complicato di così. In realtà, anche se cominci col dare UBI a tutti, gli individui con un reddito sufficientemente elevato cominciano a “restituirlo” pagando le tasse, e oltre un certo livello di reddito lo restituiscono completamente.
CI: Ma allora, scusa, cosa cambia?
EP: Per la finanza pubblica non cambia niente. Ma si riducono i costi amministrativi di controllo e cambiano gli incentivi. Tutti ricevono UBI il primo del mese, e se lo tengono, certo fino ad una certa soglia di reddito. La cosa funziona bene se c’è una quota di reddito esente e se le tasse aumentano in modo molto graduale sui redditi bassi. Invece con i sistemi tipo RdC, la tassa sui redditi bassi è 100%.
CI: E bravo. Ma bisogna che poi tutti paghino le tasse. Ci hai pensato?
EP: Certo. Per molti anni ho pensato le solite cose sull’evasione fiscale: controlli efficaci, punizioni esemplari, ecc. Ma oggi sono convinto che vi sia una sola soluzione efficace. Tassare i consumi invece che il reddito. Le tasse verrebbero materialmente pagate da chi ti vende beni o servizi. Poi il carico fiscale effettivo, come sempre, si distribuirebbe in qualche modo tra consumatori e produttori. I controlli sarebbero enormemente più semplici e meno costosi. I centri di vendita o di produzione sono tanti, ma enormemente meno numerosi dei contribuenti. Poi, con l’inevitabile aumento delle dimensioni dei venditori, le vendite online, il commercio elettronico ecc. tutto diventerà sempre più semplice. Una commissione per la riforma fiscale in Grecia, coordinata da Costa Meghir, ha fatto una proposta molto simile.
CI: E chi sarebbe Costas Meghir?
EP: È un bravissimo professore di Economia a Yale. L’ho conosciuto tanti (troppi) anni fa quando studiavo a Londra. Era uno dei migliori allievi di Richard Blundell all’University College. E ha mantenuto le promesse.
CI: Vabbè. E il risparmio?
EP: Il risparmio essenzialmente equivale all’acquisto di altri servizi (con un prezzo negativo, l’interesse). Ma la logica potrebbe essere la stessa. Anche se l’aliquota applicata potrebbe essere diversa da quella applicata ai consumi. Materia di discussione.
CI: Lo sapevo. Stai proponendo la Flat Tax! E la progressività che fine fa?!
EP: Di base, corrisponde più o meno alla Flat Tax. Un certo grado di progressività è garantito da UBI. A parità di aliquota applicata alla spesa, il sistema è tanto più progressivo quanto più elevato è UBI. Ma ci sono anche altri meccanismi. Ad esempio, si possono applicare aliquote diverse su diversi beni o servizi. Magari più basse sul latte e più elevate sulle Ferrari. Con la diffusione del commercio online e dei sistemi elettronici di pagamento, tra breve potrebbe non essere fantascienza differenziare l’aliquota applicata a seconda del livello di spesa raggiunto.
CI: Interessante. Qualche cifra su UBI e l’aliquota?
EP: Quel che possiamo fare è limitato dal vincolo di bilancio pubblico e dalla produttività, che in Italia è purtroppo ferma da trent’anni (tecnicamente: la produttività totale dei fattori). Se non vogliamo fare deficit, UBI per un individuo potrebbe oscillare tra 300 e 500 euro al mese, a seconda che si vogliano cancellare o mantenere in parte le altre attuali politiche di sostegno del reddito. L’aliquota potrebbe stare intorno al 25-30 %. Se ci fosse la possibilità di far variare l’aliquota a seconda del livello di spesa, si potrebbero applicare aliquote decisamente più basse o anche zero fino ad un certo livello di spesa o su certi beni o servizi. Se ripartisse la produttività si potrebbe fare molto meglio, ovviamente. Comunque, il reddito minimo garantito in Germania è circa 350 euro al mese. Ed è anche la cifra consigliata da Van Parijs (il guru di UBI) per cominciare in Italia. Forse non si può fare oggi. Ma secondo me la prospettiva dovrebbe essere quella.
CI: Ci penserò.
EP: Lo spero.