Dalla metà del Quattrocento negli ambienti intellettuali di Venezia…
Paralogismi. Si può cancellare un debito? di Simona Ferrero
Cancellazione del debito, quale frase allettante! Non è forse propria dell’uomo la ricerca della vita eterna e della ricchezza infinita? Certamente, ma non è forse nel limite della propria esistenza che il tempo acquista il suo significato, e nel limite del vincolo di bilancio che i beni e servizi acquistano valore?
Recentemente, il 18 novembre di questo sfortunato 2020, il presidente del parlamento europeo David Sassoli ha rilasciato una dichiarazione ambigua e discussa: “Cancellare debiti per Covid? Ipotesi di lavoro interessante. Gli eurobond diventino definitivi e il Mes va riformato”. Si tratta di una proposta ormai non nuova alle orecchie del pubblico europeo, in quanto già avanzata, tra gli altri, da Nicolas Dufrêne, economista francese.
La domanda che pare lecito porsi è quindi: è possibile cancellare il debito pubblico? Se sì, quali sono le conseguenze?
Ebbene, la cancellazione del debito è matematicamente possibile, niente lo impedisce nel caso, come il nostro, in cui questo non è detenuto da terzi (cioè si tratta di un debito dei Paesi dell’Unione Europea detenuto dall’Unione Europea stessa). Eppure, quale sarebbe il costo di questa manovra? Il punto è proprio questo, il costo non è quantificabile né prevedibile poiché mai fino ad oggi, una banca centrale del calibro della BCE ha eliminato il debito pubblico. La letteratura è particolarmente vasta in materia, tuttavia, l’uomo tende ad essere avverso al rischio e la letteratura stessa non basta: se si è scettici nel sottoporsi a una vaccinazione di recente scoperta e solo parzialmente testata, come si potrebbe mai andare a cuor leggero verso una manovra completamente nuova e sconosciuta?
Proviamo ad analizzare, in maniera sommaria e intuitiva, i costi di tale proposta, dal momento in cui i benefici paiono già spontaneamente piuttosto chiari. Tali costi sono principalmente tre: inflazione, azzardo morale e ricapitalizzazione.
INFLAZIONE
La prima quesitone che salta agli occhi è chiaramente l’inflazione, sebbene io non la consideri il problema principale in questo caso.
Bene, ma che cos’è l’inflazione e come funziona? L’inflazione è definita come aumento generalizzato dei prezzi. Ciò significa che, se in un anno si ha un tasso di inflazione (indicato solitamente con la lettera greca pi ‘π’) del 10%, in quell’anno i prezzi aumenteranno del 10%, cioè il caffè che il primo gennaio costa 1€, il primo gennaio dell’anno successivo costa 1,10€. Per farci un’idea dell’entità di questo fenomeno nella nostra realtà, consideriamo il dato dello scorso anno (2019), quando l’inflazione si è attestata all’1,44%.
Prima di procedere con le implicazioni, occorre porsi un’ulteriore questione: come si genera l’inflazione? L’inflazione può generarsi in svariati modi, ma più comunemente, a seguito di un aumento della circolazione monetaria. È un concetto abbastanza intuitivo: la moneta è la contropartita dei beni e sevizi prodotti, che sono in quantità limitata (in economia spesso si usa il termine di ‘scarsità’), quindi, se aumenta la quantità di moneta essa deve perdere parte del proprio valore per continuare a rispecchiare il valore delle attività reali.
A questo punto, quali sono le conseguenze di questo fenomeno? Per la verità, le conseguenze sono molteplici, ma una delle più importanti è certamente la redistribuzione delle risorse, principalmente per due motivi. In primo luogo, abbassa il valore del debito svantaggiando i creditori: se il primo gennaio contraggo un debito di 100€ e nel corso dell’anno si assiste ad un’inflazione del 10%, in data di restituzione, mettiamo caso il primo gennaio dell’anno successivo, restituisco sì i 100 euro (al netto degli interessi), ma varranno solamente 90€ dell’anno precedente, cioè potranno acquistare solo il 90% di quello che potevano acquistare 365 giorni prima. In secondo luogo, vi è il problema dei salari: i prezzi aumentano, ma cosa succede ai salari? Non è chiaro. Nel 1945, in Italia, quando l’inflazione superava il 90%, fu introdotto il meccanismo di scala mobile, che prevedeva l’indicizzazione, ossia l’aggiustamento, dei salari. Fu però sospesa con il governo Amato, nel 1992, poiché si è rivelata essere non proprio rose e fiori. I motivi principali di questo clamoroso fallimento sono tre: la correzione avveniva ogni tre mesi mentre l’aumento dei prezzi costantemente (un aggiustamento così costruito sarebbe infattibile); l’inflazione non colpiva tutti i settori in egual misura per via dell’elasticità della domanda e dell’offerta, e di certo non si dispone di mezzi adeguati alla raccolta, all’elaborazione e alla trasmissione dei dati in tempi reali; l’inflazione è data da aspettative per cui si autoalimenta creando un circolo vizioso (se i prezzi continuano a salire è ragionevole aspettarsi che l’anno successivo aumenteranno). È proprio quest’ultimo fattore, quello delle aspettative e del comportamento umano che ritengo più pericoloso (nonché più affascinante).
Ma torniamo alla questione della circolazione monetaria. Abbiamo detto che è questa che causa inflazione quando eccessiva. Ma come si fa a sapere quando è eccessiva? Certamente non esiste un parametro dato dalla natura, dipende dai casi, ad esempio, negli ultimi anni, abbiamo assistito a un aumento della base monetaria a seguito del quantitative easing operato dalla BCE: si tratta di un grande acquisto di titoli di debito a tassi di interesse particolarmente bassi e quindi particolarmente appetibili per i debitori, scambiati proprio dalla nostra banca centrale in cambio di moneta di nuova emissione. Tuttavia, questo non si è trasformato in inflazione nel settore delle attività reali (ad esclusione del settore immobiliare tedesco), contrariamente a quanto accaduto nel settore delle attività finanziarie. Ciò è principalmente conseguenza del drenaggio di risorse, sotto forma di riserve, dalle banche che, a seguito della crisi finanziaria del 2008 hanno dovuto, per ottemperare ai nuovi regolamenti, aumentare le proprie riserve e, conseguentemente ridurre la concessione del credito.
Certo è che nel caso della cancellazione del debito circolerebbero banconote non garantite da titoli. In pratica, l’emissione di nuova moneta (immaginiamola non come attività di stamperia, ma come attività ormai prevalentemente digitale) avviene come forma di “pagamento” di un titolo, cioè la BCE acquista un titolo e lo paga con moneta di nuova emissione. Il procedimento è analogo a ogni attività di compravendita, e possiamo quindi dire che quella moneta è garantita da quel titolo, che ne è la contropartita (il titolo sarà un’attività e la moneta la corrispondente passività nel bilancio della banca). Vien da sé che, andando ad eliminare il titolo, si andrebbe ad eliminare la garanzia della moneta, che quindi si troverebbe senza contropartita! A questo punto non resterebbe che svalutare, rischiando però di perdere la fiducia, garanzia di efficacia delle politiche monetarie, o di dover risanare, ma a quest’ultimo punto ci arriviamo nell’ultimo paragrafo riguardante le problematiche.
AZZARDO MORALE
Ma l’inflazione non è certamente la sola minaccia da affrontare. Un altro problema che potrebbe sorgere è quello dell’azzardo morale: se una certa quantità di debito viene depennata, perché non farlo anche con un’altra quantità e poi un’altra ancora? A questo punto perché curarsi di tenere in ordine i conti pubblici? Ecco, questo sarebbe un viaggio si sola andata per la decrescita ahimè per nulla felice e la storia fornisce numerosi esempi di episodi analoghi, particolarmente drammatici e certo del tutto da evitare.
RICAPITALIZZAZIONE
Il terzo grande problema che una cancellazione del debito può creare, e quello che considero “il vero problema tecnico”, nonché l’incongruenza della proposta stessa. Cancellando il debito, verrebbe a generarsi un capitale negativo. Riprendendo la sommaria descrizione del bilancio della Banca Centrale precedentemente esposta, abbiamo che nell’attivo i titoli sono stati cancellati, ma nel passivo la moneta rimane e, andando a sottrarre il passivo all’attivo il risultato è, non sorprendentemente, di segno negativo.
Se la storia pullula di esempi di scoppio dell’inflazione, mai una banca centrale del calibro della BCE ha avuto un capitale negativo, per cui, cosa succederebbe? Non è chiaro. Una cosa però è certa: prima o poi il capitale scoperto va sanato, quindi i vari sottoscrittori del capitale, i Paesi membri, devono impegnarsi a “versare” una quota per sanare questo patrimonio, a prescindere dal fatto che questo flusso di cassa dallo stato verso la banca centrale avvenga nel breve o nel medio periodo. Ma questo non è forse il concetto stesso di debito? E allora…teniamoci il debito che già abbiamo!
Personalmente, ritengo possibile, dal punto di vista matematico eliminare il debito, molto semplice, ma a che costo? Sinceramente il costo è grande e soprattutto non quantificabile, che altro non farebbe che aggiungere incertezza all’incertezza, ed è questo il problema economico che dovremmo sconfiggere. Quando si entra nel mondo monetario/finanziario è facile cadere in complottismi, ma la realtà è che la moneta è la contropartita della produzione di beni e servizi ed è di questi che bisogna preoccuparsi maggiormente, solo dopo della moneta in sé e dei suoi tecnicismi.
Il fascino per la vita eterna viene da lontano, gli alchimisti cercarono invano, per secoli, la pietra filosofale. Purtroppo, o per fortuna, tutto ha un limite che si può spostare nel lungo periodo, ma mai eliminare, e io credo che tutto esiste in virtù di questo limite: se vivessi all’infinito che valore avrebbe questo minuto? Se avessi soldi all’infinito o quasi, quale sarebbe il loro valore? Questo è il senso e la bellezza della realtà e dell’economia, nucleo incandescente che alcuni sembrano incapacitati di cogliere e che anzi, tentano di fuggire.
Concludendo, non sarebbe meglio impiegare energie nella gestione migliore delle risorse disponibili e nell’aumento di queste? Oltretutto, com’è che ci preoccupiamo solo ora del nostro debito esagerato che non dipende dal Covid ma da decenni di marciume? Com’è che quando si tratta di prenderci noi la responsabilità del debito, magicamente il problema svanisce ed anzi diventa vanto?