Corriere del Mezzogiorno

Domenico Losurdo

 

Il libro di Domenico Losurdo ha suscitato un acceso dibattito sulla stampa ed è già un caso editoriale. Filosofia.it vi propone un resoconto completo degli articoli che si sono occupati del volume.


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Corriere del Mezzogiorno 30/1/2003

Com'è politica la filosofia di Nietzsche. Parola di Losurdo

Un poderoso volume traccia la biografia intellettuale del filosofo.
Con molte sorprese e qualche forzatura.

di Giuseppe Cacciatore

Il fragore delle polemiche nate intorno a questo libro di Domenico Losurdo (Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia intellettuale e bilancio critico, Bollati Boringhieri, Torino, 2002, pp.1167) ha probabilmente giovato alla sua diffusione propagandistica e alla sua fortuna mediatica, ma ha certamente contribuito a relegare sullo sfondo il senso e l'intenzionalità di una ricerca di lunga durata e di ampio respiro che non aveva a suo oggetto primario quello della denuncia delle manipolazioni ideologiche dei testi nietzscheani. In effetti, il libro è una completa e minuziosa rivisitazione dell'intero corpus delle opere di Nietzsche. La chiave di lettura utilizzata è eminentemente etico-politica. Questo vale, ad esempio, anche per un libro come La nascita della tragedia. Qui, sostiene Losurdo, quasi a sovvertire un luogo comune interpretativo che insiste sulla "poeticità" del primo Nietzsche, gli aspetti politici, "non sono affatto occasionali ed esterni alla riflessione estetica". Al fondo della condanna nietzscheana del melodramma moderno vi è la critica ad una visione ottimistica dell'uomo, spesso identificata con i movimenti socialisti, che fu patrimonio comune di buona parte della cultura conservatrice e controrivoluzionaria europea della prima metà del secolo XIX. Da questo punto di vista, va apprezzata una ricerca che, al di là del minuzioso scandaglio delle pagine nietzscheane, si misura criticamente con gli autori più eminenti del pensiero "controrivoluzionario": da Burke a Donoso Cortés, da Dühring a Taine, da Emerson a Carlyle, da Gobineau a Le Bon. In questo senso, non v'è certo da stupirsi se, negli scritti e nella corrispondenza privata di Nietzsche, si insista sul traumatico evento della Comune di Parigi, vista addirittura come una minaccia alla civiltà. La critica di Nietzsche contro la visione olimpica e serena della civiltà greca, contro il "socratismo" e la sua lunga presa sulla coscienza dell'occidente, contro il cristianesimo e l'ebraismo fin troppo impregnati di solidarismo e umanesimo, è quella stessa contro le moderne ideologie e visioni del mondo progressiste e ottimistiche.
Così, il lungo viaggio di Losurdo nella complessa vicenda biografico-intellettuale del "ribelle-aristocratico" avviene all'insegna di una puntigliosa rivendicazione del metodo storico-filologico. Dove non si tratta, però, soltanto di discutere e contestare scelte terminologiche e omissioni spesso dettate dall'intento di salvaguardare, per così dire, l'onorabilità di Nietzsche dalle accuse di antigiudaismo, ma anche e soprattutto di liberare il filosofo tedesco da una sorta di sterilizzazione del suo pensiero dal contesto storico e politico in cui si radica e verso cui reagisce. Ed è ancora alla luce di tale metodo che Losurdo articola la sua integrale ricostruzione, non trascurando, così, di dedicare parti altrettanto consistenti del suo volume al Nietzsche del periodo cosiddetto "illuminista" e autocritico nei confronti del giovanile furore antidemocratico e antiebraico. Ma, detto questo a merito dell'importante e gravoso lavoro di individuazione delle fonti, ed a merito anche di una più che legittima interpretazione restia ad insistere su una immagine impolitica e teoreticistica di Nietzsche, resta, tuttavia, l'impressione che da Scilla si finisca per sbattere su Cariddi. Ciò che di Nietzsche Losurdo finisce col privilegiare è infatti la politicità della sua filosofia, specialmente quando essa si mostra pervasa dal generale spirito conservatore e antisemita di larghi strati della cultura aristocratica europea. Quel che resta in ombra è la politicità, per così dire, indiretta di una rilevantissima posizione teorica che, si condivida o meno, fornisce, più di tanti altri, strumenti interpretativi all'altezza della crisi della modernità europea: la critica del soggetto epistemico, la consapevolezza della dissoluzione dei valori della modernità cristiano-occidentale e la presa d'atto della frammentazione della coscienza come soggetto costituente, la centralità del corpo e delle sue patologie morali e psicologiche, la possibile lettura antimetafisica e antiontologica della dottrina dell'eterno ritorno, la critica dello storicismo antiquario e la scelta della storia per la vita.

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