Bollettino della Società Filosofica Italiana
Il libro di Domenico Losurdo ha suscitato un acceso dibattito sulla stampa ed è già un caso editoriale. Filosofia.it vi propone un resoconto completo degli articoli che si sono occupati del volume. Torna all'indice degli articoli
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“Bollettino della Società Filosofica Italiana”, Non credo che Domenico Losurdo, in questo suo ultimo lavoro, abbia voluto riprendere l’interpretazione lukácsiana che punta essenzialmente a fare di Nietzsche un precursore dell’hitlerismo. Scriveva Lukács:«Nietzsche precorre in modo quanto mai concreto tanto il fascismo di Hitler quanto l’ideologia morale del “secolo americano”[…] è un “profeta” della barbarie imperialistica […] [ha] precorso col pensiero non solo l’imperialismo, ma insieme con esso anche il fascismo» (György Lukács, Die Zerstörung der Vernunft –1954-, tr. it. di Eraldo Arnaud, La distruzione della ragione, Einaudi Editore, 1974, pp. 355 e 375). Subito dopo, l’edizione critica adelphiana curata da Colli-Montinari ha criticato tale interpretazione attribuendo, più che a Nietzsche, alla sorella Elisabeth e al discepolo di Nietzsche, Peter Gast, la manipolazione del testo nel senso della sua nazificazione. In Italia il Nietzsche di Colli-Montinari ha successivamente fatto testo. Ne è prova, ad esempio, la seguente dichiarazione di Lucio Colletti:«Certo, l’opera di Colli e Montanari, prima dell’intervento di Vattimo dagli anni Sessanta in poi, ha avuto il pregio di sgomberare il campo dalle accuse di complicità nietzschiane con il nazionalsocialismo. Nietzsche è stato liberato dall’ingiuria di essere considerato un antesignano di Hitler, del pangermanesimo, dell’antisemitismo» (Intervista di Dario Fertilio a Lucio Colletti in «Corriere della Sera» del 24 agosto 2000, p. 29). Il problema ermeneutico di Losurdo non è, mi sembra, quello di nazificare o denazificare Nietzsche, invece è tutto nel dimostrare che il sistema di pensiero nietzschiano è, come dire, una derivata del sistema di pensiero contemporaneo, che non ci sarebbe nessuna eccedenza teorica rispetto al tempo storico in cui si svolge l’attività intellettuale del filosofo, nessuna “profezia”. Nietzsche non è inattuale, bensì è figlio del suo tempo, della storia del suo tempo e mai, forse, come in questo caso, la filosofia è hegelianamente il proprio tempo appreso nel pensiero. Pare, dunque, che il libro di Losurdo si disponga su un duplice ordine di critica: da un lato contro Lukács e dall’altro contro Colli-Montinari. Contro il primo perché, ribadiamo, Nietzsche non è ritenuto precursore o “profeta” di nulla, ma un elaboratore del suo tempo. D’altra parte, il filosofo ungherese manipola categorie, come ad esempio la decadenza ideologia della borghesia e l’inarrestabile avanzata della rivoluzione socialista, che sono totalmente estranee al lavoro di Losurdo. Contro l’edizione critica Colli-Montinari perché tale edizione avrebbe attivato un’operazione culturale di emendamento di Nietzsche dalla quale questo filosofo risulta come innocente, al di fuori del suo tempo storico, come sospeso in aria, al di là e al di sopra degli acuti conflitti storici del suo tempo. Il metodo Colli-Montinari «rinvia costantemente alla preoccupazione di rimuovere, come un elemento allotrio e di disturbo, il mondo storico e politico» (p. 1078), precisa Losurdo nell’«Appendice» che riproduce il saggio pubblicato su «Belfagor» (n. 5- 30 settembre 2002) alla vigilia della pubblicazione del libro. Se Lukács incrosta Nietzsche di fascismo, nazismo e imperialismo, viceversa Colli-Montinari lo purificano, immergendo il filosofo in un’atmosfera celestiale di purezza incontaminata. Afferma Colli:«Bisogna ascoltare N[ietzsche] come si ascolta la musica» ( «Appendice», p. 1076). È questa lettura musicale che Losurdo critica e, in alternativa, propone una lettura storico-politica di scrupolosa contestualizzazione del testo. |
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