Pedagogika. I Quaderni

Domenico Losurdo

 

Il libro di Domenico Losurdo ha suscitato un acceso dibattito sulla stampa ed è già un caso editoriale. Filosofia.it vi propone un resoconto completo degli articoli che si sono occupati del volume.


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Pedagogika. I Quaderni, VII, 3

Nietzsche, il ribelle aristocratico

di Ambrogio Cozzi

Il testo di Losurdo prova a smontare “l’ermeneutica dell’innocenza” (come l’autore stesso la definisce) che ha interpretato come metafore la necessità di una divisione in caste della società, il dominio dei forti sui deboli per la creazione di un’èlite antidemocratica mondiale, l’accusa alle rivoluzioni di essere la prosecuzione del Cristianesimo in chiave socialista, il darwinismo sociale predicante “l’annientamento di milioni di malriusciti”. Tutte queste idee nietzscheane secondo Losurdo vanno interpretate non in chiave metaforica, ma in chiave letterale, attribuendo al presunto apolitico Nietzsche una chiara coscienza politica.
Questa operazione viene compiuta e legittimata dall’autore calando Nietzsche nel clima intellettuale del suo tempo, mettendolo a confronto con il Burke nemico della rivoluzione francese o il Gobineau teorico delle differenze razziali, ponendo così le premesse per collocare Nietzsche come “ribelle aristocratico”, pensatore aristocratico dotato di una radicalità estrema.
Il problema di Nietzsche è quello che un’intera fase storica pone alle classi dirigenti europee. Il blocco sociale al potere si trova di fronte le conseguenze di un imponente processo di emancipazione innescato dalla rivoluzione francese e proseguito dal movimento operaio (illuminanti in questo senso le pagine dedicate all’eco della Comune di Parigi nelle pagine dei filosofi dell’epoca). Come evitare uno sconvolgimento radicale degli ordinamenti che storicamente garantivano il dominio e i rapporti di proprietà dei ceti privilegiati?
Due sono state le strade imboccate dal liberalismo europeo: la prima punta al compromesso e a una rivoluzione dall’alto che tenga conto dei nuovi rapporti di forza e punti all’inclusione delle masse e all’assorbimento dei loro gruppi dirigenti; la seconda identificando la democratizzazione con la fine della stessa civiltà europea si orienta per una controffensiva in grande stile che rifiutando le mediazioni sfida i processi di emancipazione sul loro stesso terreno: politica di massa, cesarismo plebiscitario, agitazione sciovinistica.
In questa prospettiva si dipana la filosofia di Nietzsche, risalendo nella storia millenaria della “rivolta degli schiavi”, ritrovandone le radici in Socrate e Platone e nella loro individuazione dei fondamenti logici dell’uguaglianza nella comune ragione, proseguendo attraverso l’universalismo dei profeti ebraici, la predicazione di amore e fratellanza del Cristianesimo ….
Rimane da chiedersi quanto l’interpretazione di Losurdo sia esaustiva. Il merito del testo consiste, a nostro parere, nel mostrare gli effetti indesiderabili del pensiero nietzscheano quando fuoriesce dal campo della poesia e dell’arte e irrompe nella vita pratica. Questo non vuol dire che questo approccio sia in sé esaustivo. Del resto lo stesso Losurdo parla di eccedenza teorica del pensiero di Nietzsche e dell’impossibilità a rinchiuderlo in interpretazioni monocratiche, della possibilità di imparare da Nietzsche l’arte dello smascheramento e di “far valere la sua metodologia contro il progetto politico a lui caro e, soprattutto, contro l’ideologia oggi dominante”.
Rivelata la parzialità, per altro sottolineata dall’autore anche nella scelta della traduzione, le polemiche apparse in seguito alla comparsa del testo, spesso si sono rivelate più delle difese d’ufficio di una sorta di separatezza della filosofia rispetto al mondo. Il testo allora si pone come un contributo utile per ridiscutere questa separatezza, per rimettere i piedi nel mondo, assumendosene le responsabilità rispetto alle parole che lo dicono, rilevando come quelle stesse parole siano immerse nel mondo. Un testo quindi utile, che sottrae la filosofia all’ambito di un mondo a parte, e che nella sua parzialità ci invita comunque a riflettere sul mondo d’oggi.

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