Intervista a Bruno Forte

 

 

 

 

 

Intervista a Bruno Forte
di Lara Ferrari

Bruno Forte è professore di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, a Napoli. Nella schiera dei pensatori che affolleranno il FestivalFilosofia di quest’anno, tra Modena, Carpi e Sassuolo nei giorni di venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 settembre, Forte emerge per i temi prescelti, estremi e insieme strettamente connessi al concetto di Vita. L’anno in corso si è rivelato già particolarmente intenso per don Forte. E’ reduce infatti da un giro del mondo che lo ha portato in Brasile, Argentina, Messico, Grecia e India.
La sua lezione magistrale si tiene domenica, in piazza Grande a Modena, alle ore 17.

L.F. - Don Forte, ci può dare un’anteprima dei contenuti della sua lezione, al Festivalfilosofia 2003?

B.F. - Discuterò sul tema della morte, cercando di ricostruirne la ‘presenza’ in Occidente, nel nostro tempo. Il concetto di morte, infatti, è stato rimosso, si è verificata una vera e propria eclissi della morte, tanto è vero che la post-modernità la evade completamente. La nostra epoca ha commesso l’errore di escluderla dal dibattito, come ha fatto il nichilismo. Al contrario, Heidegger ha cercato di affermare questa immanenza che ci sovrasta. E’ stato Dio a gettare la luce su di noi facendo della morte un discorso presente, reale. La morte, così stando le cose, diventa un passaggio necessario, ma la possibilità che ci viene offerta è di trovare la luce attraverso la fede. Perciò io al festival mi muoverò su due campi. Per primo, il recupero della ‘domanda’: dopo l’eclissi della morte, il suo riconoscimento, il ritorno della discussione su questo argomento. Di seguito, l’orizzonte in cui si colloca e l’assunto fondamentale che non si dà vita senza morte.

L.F.- Riguardo la crisi dell’io soggetto all’ascolto dell’altro, rapporto sul quale ha concentrato la sua ricerca filosofica e teologica. Può approfondire questo concetto a livello ermeneutico? Come si traduce questa crisi dal punto di vista del linguaggio?
B.F. - Si assiste a un’enfasi dell’io nella modernità. All’io è affidato il compito di risolvere in se stesso tutte le domande, invece non può essere così. Ma a questa non giustificata esaltazione dell’io si deve contrapporre un esodo dell’io, molto più significativo. Subentra dunque nella discussione il ‘tu’. Il tu è l’unica ragione di vita, inteso come tu del prossimo, ma anche, ed è questa l’ultima acquisizione della ricerca, il ‘Tu di Dio’, che si affaccia nel volto di altri.

L.F. - Come si pone la fede di fronte al problema della verità?
B.F. - Per la fede la verità non si può possedere, ma è lei che ci possiede. E’ perciò questa la nostra guida, che rende la stessa fede immanente e necessaria alla nostra vita.

L.F. - Lei ha scritto insieme a Massimo Cacciari, Vincenzo Vitiello e Giulio Giorello “Trinità per atei”. Lo scopo di quest’opera sottende per caso alla complementarità di teologia e filosofia, nel senso che nessuna delle due discipline vale per sé sola?
B.F. - La teologia necessita nel suo cammino dell’indagine filosofica, ma allo stesso tempo la filosofia ha bisogno della teologia. Si è passati quindi dal ‘Cogito ergo sum’ cartesiano, che sembrava esaurire nella capacità speculativa dell’io ogni problematicità filosofica, al ‘Cogitor’, al ‘sono pensato’, come ci ricorda la teologia. La riflessione dunque ci porta a un Dio che fa spazio all’altro, ma che allo stesso tempo crea uno spazio di indagine profonda in se stesso.

L.F. - C’è una possibilità di redenzione dal peccato, rimanendo nella dimensione terrena? E l’uomo può aspirare a una redenzione esistenziale prima di confrontarsi con Dio?
B.F. - Pensavo alla sua opera “L’eternità nel tempo. Saggio di antropologia e di etica sacramentale”. Il Vangelo cristiano afferma che è impossibile e possibile insieme. E’ possibile in quanto il Figlio, con il suo gesto, vive per l’eternità vicino a noi, ponendoci nella continua condizione di essere redenti.

L.F. - Esiste una redenzione ‘intellettuale’?
B.F. - No, se diventa una pretesa della gnosi. Questa era infatti la principale pretesa delle ideologie. Ma non è tutto spiegabile attraverso l’interrogazione dell’uomo.

L.F. - Lei ha scritto “Piccola introduzione alla fede”. La fede si può instillare e, soprattutto, è uguale per tutti?
B.F. - La fede allo stesso tempo è compito e dono. Il mistero legato alla sua essenza ci raggiunge con la Grazia. Dio parla al cuore di chi è aperto, i Salmi sono molto chiari in proposito. Direi che la summa che racchiude il perché la fede sia al contempo compito e dono ce la fornisce Agostino: «Colui che ci ha creato senza, non può vivere senza di noi»

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