Disinformacija 'stelle e strisce'
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Micromega/Filosofia.it
(1) L’11 maggio del 2003 un gruppo di giornalisti e avvocati del New York Times pubblica un articolo in cui si forniscono i primi risultati di un’indagine interna sul reporter Jayson Blair: su 73 articoli scritti dall’ottobre del 2002 all’aprile del 2003, 36 risultavano completamente inventati o copiati da altri giornali. Blair era un ventisettenne nero, di provenienza medio-alto borghese, cresciuto nei suburbs di Washington, D.C., e assunto come reporter dal New York Times dopo la sua laurea all’università del Maryland. Nei suoi articoli ha inventato interviste, viaggi, reportage, storie dai luoghi più diversi, rimanendo per lo più nel suo appartamento di Brooklin. Dall’inizio della guerra aveva inventato storie e interviste anche con i genitori di soldati americani «dispersi» (Missing In Action). Con il caso di Jayson Blair, lo stesso New York Times ha dichiarato di aver toccato il punto più basso in 152 anni di vita (n.d.r.). (2) Il 26 maggio 2004 il New York Times ha pubblicato una nota redazionale in cui si scusava con i propri lettori dell’inaccuratezza di molte notizie fornite sulle motivazioni per andare in guerra contro l’Iraq. Tra le altre cose, la nota diceva: «In una serie di casi i nostri servizi non sono stati tanto rigorosi quanto avrebbero dovuto essere. In alcuni casi, informazioni che erano controverse allora [tra l’ottobre del 2001 e l’aprile del 2003], e appaiono dubbie adesso, furono fornite senza specificazioni e fatte passare come certe». La responsabilità delle notizie inesatte o false viene attribuita, naturalmente, ai giornalisti ed editor dello stesso quotidiano per non aver controllato a sufficienza la loro attendibilità e non aver agito con il necessario «scetticismo»; ma ciò che avrebbe sviato i reporter e gli editor sarebbero stati gli esiliati iracheni – a partire da Ahmad Chalabi, a lungo protetto e sponsorizzato dall’amministrazione Bush, e pagato come «broker» per ottenere informazioni da altri esiliati – e la stessa amministrazione (n.d.r.). (3) Giornalista del New York Times che con il collega Michael Gordon ha firmato nel 2003 una serie di articoli schiacciati sulle posizioni della Casa Bianca a favore dell’intervento in Iraq. Tra le altre cose, si sosteneva che l’Iraq possedesse armi di distruzione di massa (un dato poi notoriamente rivelatosi falso). Alcuni mesi dopo, il New York Times, in una nota editoriale, si scusava con i suoi lettori per l’inaccuratezza delle notizie fornite (n.d.r.). (4) Noto giornalista. Ha indagato e scritto per primo sulle torture di Abu Ghraib, con una serie di articoli sul settimanale The New Yorker uscita tra la primavera e l’estate di quest’anno (tradotti e pubblicati in Italia su Internazionale) (n.d.r.). (5) L’ombudsman è un garante «terzo» (n.d.r.).
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