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Perché, secondo lo scrittore Adam Soboczynski, Thomas Mann è l’ultimo grande classico tedesco
Thomas Mann è oggi una figura centrale nella letteratura tedesca e internazionale, un autore la cui fama postuma è raramente eguagliata da altri giganti della cultura germanica, come Goethe o Kafka. Lo scrittore Adam Soboczynski ha scritto su Die Zeit (9. gennaio 2025) un lungo saggio nel si interroga sulla natura dell’interesse che ancora oggi abbiamo per Mann. A 150 anni dalla sua nascita, il suo lavoro continua infatti a essere letto e studiato in tutto il mondo, un fenomeno raro per uno scrittore che potrebbe essere considerato “classico”. Hans Castorp, Gustav von Aschenbach e Tony Buddenbrook sono solo alcuni dei suoi personaggi che rimangono vividi nell’immaginario collettivo. Nonostante la distanza temporale, Mann continua a parlare a lettori moderni grazie alla profondità della sua analisi psicologica, alla rilevanza dei suoi temi e alla straordinaria qualità della sua prosa.
Il nome di Thomas Mann è sinonimo di universalità. I suoi libri, ancora oggi, trovano spazio sugli scaffali delle librerie non solo in Germania, ma anche in Francia, Polonia e America. La sua fama non si limita alla sua produzione letteraria; anche le biografie, le analisi critiche e persino i romanzi ispirati alla sua vita riscuotono un notevole successo. Recentemente, il suo editore ha annunciato il lancio di una figura Playmobil a lui dedicata, un esempio curioso della sua popolarità trasversale.
Questa vitalità culturale si riflette anche nel continuo interesse accademico e nella pubblicazione di nuove opere sul suo conto. Il 150º anniversario dalla sua nascita ha visto l’uscita di numerosi libri, tra cui una biografia di Tilmann Lahme, studi sui suoi rapporti familiari e sull’esilio in America, e opere che esplorano aspetti specifici del suo impegno politico e sociale.
Thomas Mann è stato un autore prolifico e straordinariamente versatile. Il suo primo grande successo, I Buddenbrook(1901), è un classico del romanzo di famiglia e società, un genere che Mann elevò a nuove vette, guadagnandosi nel 1929 il Premio Nobel per la Letteratura. La morte a Venezia (1912), una novella densa e stilisticamente perfetta, esplora temi di decadimento, desiderio e moralità. Con La montagna incantata (1924), Mann creò un capolavoro epocale che riflette il declino della società europea prima della Prima Guerra Mondiale, ambientato in un sanatorio alpino, simbolo dell’isolamento e della decadenza della classe borghese.
Opere successive, come il monumentale ciclo Giuseppe e i suoi fratelli (1933–1943), dimostrano la sua capacità di unire narrazione storica, profondità simbolica e sperimentazione formale. La sua produzione spazia dal comico al tragico, dal sociale al filosofico. Mann affrontò temi universali come la tensione tra spirito e carne, l’influenza delle ideologie e il significato dell’arte nella vita umana.
La biografia di Thomas Mann è altrettanto affascinante quanto la sua opera. Nato nel 1875 a Lubecca, Mann proveniva da una famiglia borghese di mercanti e crebbe in un ambiente permeato da valori tradizionali. Si trasferì a Monaco, dove sposò Katia Pringsheim, erede di una ricca famiglia ebrea. Nonostante il suo matrimonio felice e la sua apparenza di rispettabilità borghese, Mann era un uomo di profonde contraddizioni. Nei suoi diari, emerge il conflitto interiore tra la sua identità pubblica e la sua sessualità repressa, riflesso anche nella tensione artistica delle sue opere.
Mann inizialmente sostenne il Kaiser e si oppose alla democrazia durante la Prima Guerra Mondiale, ma negli anni Venti compì un radicale cambiamento ideologico, diventando uno dei più ferventi difensori della Repubblica di Weimar. L’ascesa del nazismo lo costrinse all’esilio, prima in Svizzera e poi negli Stati Uniti, dove divenne un attivista politico. Attraverso i suoi discorsi radiofonici e i suoi scritti, Mann si schierò con fermezza contro il regime hitleriano, assumendo un ruolo di intellettuale pubblico che non temeva di affrontare temi controversi, come il bombardamento delle città tedesche.
La famiglia Mann è un capitolo a sé stante nella storia della letteratura. I sei figli di Thomas e Katia furono spesso vittime del peso della loro eredità culturale. Klaus Mann, in particolare, divenne uno scrittore di successo, ma lottò con dipendenze e depressione, che lo portarono al suicidio. Altri figli seguirono carriere artistiche o intellettuali, ma non senza difficoltà. La famiglia Mann, con le sue eccentricità, i suoi conflitti e le sue tragedie, continua a essere una fonte inesauribile di ispirazione per biografi e scrittori.
La ragione principale del fascino duraturo di Thomas Mann rimane la sua letteratura. Chi si avvicina ai suoi testi scopre un mondo di straordinaria complessità e profondità. Le sue opere sono ancora oggi attuali, non solo per i temi trattati, ma anche per la maestria stilistica e la densità simbolica. Racconti come Mario e il mago (1930) offrono una lucida analisi dei meccanismi del fascismo, mentre La montagna incantata esplora il fragile equilibrio tra progresso e decadenza.
Il contrasto tra la rigorosa struttura formale delle sue opere e la vitalità emotiva dei suoi personaggi crea una tensione unica, che cattura i lettori di ogni generazione. L’ironia borghese, spesso considerata un marchio di fabbrica della sua prosa, nasconde una profondità drammatica e una sensibilità politica che ne fanno uno degli scrittori più rilevanti del XX secolo.
Thomas Mann incarna il passaggio dalla tradizione borghese tedesca a una nuova sensibilità culturale europea. La sua capacità di riflettere i cambiamenti storici e sociali lo rende un modello di resilienza intellettuale e artistica. La sua opera non è solo un monumento letterario, ma anche un testamento della lotta per la democrazia e la libertà.
La sua eredità vive non solo attraverso i suoi scritti, ma anche attraverso il costante interesse che continua a suscitare. Ogni nuova pubblicazione o analisi sul suo conto dimostra che Thomas Mann non è solo un autore del passato, ma una presenza viva e stimolante nel panorama culturale contemporaneo